Introduzione

A distanza di un anno dal suo iniziale rilascio, AMD Ryzen fa leva sul suo successo con un refresh dell’intera lineup di processori. Ecco quindi la seconda generazione della ormai popolare serie di CPU, il cui obiettivo è dare un boost alle prestazioni attraverso le frequenze maggiorate. Niente di rivoluzionario perciò, ma un miglioramento più che gradito che vede finalmente i modelli AMD Ryzen superare la fin’ora fatidica barriera dei 4 GHz. Seguendo lo stesso schema dell’anno precedente, fanno il loro ingresso prima AMD Ryzen 7 e Ryzen 5 per poi lasciare spazio successivamente al fratello minore Ryzen 3. È chiaro fin da subito che la promessa di frequenze superiori è stata rispettata, ma l’azienda aggiunge qualche piccola novità per rendere ancora più appetibile la nuova generazione.

L’intera offerta di processori è ora inclusa del dissipatore stock AMD, nessuno escluso. I processori AMD Ryzen 7 possono ora vantare una soluzione termica con illuminazione RGB, mentre gli AMD Ryzen 5 vengono graziati dei più normali modelli senza illuminazione. In entrambi i casi si trattano dei dissipatori stock che abbiamo già visto con la prima generazione, con qualche leggera modifica per migliorarne prestazioni e look.

Assieme a questo rilascio vengono rese disponibili le schede madri con chipset X470, pronte fin da subito alla seconda generazione di AMD Ryzen. Le nuove motherboard aggiungono il supporto ad AMD StoreMI, una soluzione di caching che promette la responsività e velocità di un SSD con la capacità di storage di un HDD, accoppiando appunto i due tipi di storage. Si pone, presumiamo, come competitor degli iniziali Intel Optane. Seppur con qualche sostanziale differenza, possiamo dire che l’obiettivo sia lo stesso. Passando invece al lato retrocompatibilità, le schede madri della serie 300 supportano le nuove CPU, ma richiederanno un aggiornamento del BIOS a meno che specificato diversamente.

I nuovi modelli

Ecco l’attuale lineup AMD Ryzen di seconda generazione e le loro caratteristiche tecniche, disponibili dal 19 aprile.

  • AMD Ryzen 7 2700X, ​8 core (​16 thread) ​3.7 GHz (4.3 GHz in boost), ​20 MB cache, ​TDP 105 W, con ​Wraith Prism (LED) incluso, ​€329 circa;
  • AMD Ryzen 7 2700, ​8 core (​16 thread) ​3.2 GHz (4.1 GHz in boost), ​20 MB cache, ​TDP 65 W, con ​Wraith Spire (LED) incluso, ​€299 circa;
  • AMD Ryzen 5 2600X, ​6 core (​12 thread) ​3.6 GHz (4.2 GHz in boost), ​19 MB cache, ​TDP 95 W, con ​Wraith Spire incluso, ​€229 circa;
  • AMD Ryzen 5 2600, ​6 core (​12 thread) ​3.4 GHz (3.9 GHz in boost), ​19 MB cache, ​TDP 65 W, con ​Wraith Stealth incluso, ​€199 circa

 

Le nuove CPU Ryzen in arrivo sono in tutto quattro e comprendono il Ryzen 7 2700X, il Ryzen 7 2700, il Ryzen 5 2600X e il 2600 normale. La differenza tra le varianti X e quelle invece sprovviste di questo suffisso sta nella tecnologia XFR, che permette al processore, per brevi lassi di tempo, di superare le frequenze operative. XFR funziona in tandem con il Precision Boost 2.0 e con Pure Power, altra tecnologia proprietaria di AMD, che monitora la situazione energetica e termica del processore in tempo reale. Migliore sarà il dissipatore utilizzato, maggiori saranno le frequenze raggiungibili e per più tempo, tutto viene adattato al contesto di uso e alle caratteristiche della macchina utilizzata.
Tornando ai nuovi processori, impossibile non notare l’assenza di un Ryzen 2800X-2800, visto che lo scorso anno il top di gamma era il 1800X. Non sappiamo il motivo di questa scelta, magari sarà introdotto più avanti un modello ancora più performante, ma resta il fatto che il Ryzen 7 2700X è la variante di punta della nuova lineup. Questo processore ha 8 core e 16 thread, esattamente come il 1800X, ma ha una frequenza base più alta, 3.7 GHz contro 3.6 GHz, e una di boost più spinta, di 4.3 GHz contro i 4 GHz del precedente top di gamma. Con l’aumento delle frequenze sale però anche il TDP, che passa da 95W a 105W. Più basse invece le frequenze del 2700 standard, che parte da 3.2 GHz e arriva a un massimo di 4.2 GHz, un calo notevole ma che porta con sé anche un TDP nettamente più contenuto, di 65W, segno che il miglioramento del processo produttivo ha inciso pesantemente sulle richieste energetiche di questi nuovi Ryzen.

Molto interessate, soprattutto per coloro che sfrutterebbero poco gli 8 core dei modelli top, il Ryzen 5 2600X. In questo caso siamo di fronte a un modello con 6 Core e 12 Thread, con frequenze che partono da 3.6 GHz, superiori quindi al 2700 liscio, fino a ben 4.2 GHz, solo 100 MHz in meno rispetto al 2700X, tranquillamente raggiungibile con un leggero overclock. Le prestazioni in ambito gaming non dovrebbero essere molto diverse dal top di gamma, al netto però di performance meno incisive con applicativi multi core e di un TDP di 95W, superiore al 2700. Il prezzo di questo modello sarà di 229$. Ultima CPU introdotta, almeno per ora, è il Ryzen 5 2600, che presenta sempre 6 Core e 12 Thread ma frequenze che partono da 3.4 GHz per raggiungere un massimo di 3.9 GHz, al prezzo di 199$. Tutti i modelli citati includono il dissipatore nella confezione di vendita: il Write Prism con illuminazione LED è in bundle con il 2700X, mentre il 2700 ne include uno Wraith Spire; i Ryzen 5 invece adottano un Wrait Spire per il 2600X e un Wrait Stealth per il 2600 liscio.

Le novità

L’architettura rimane la Zen vista lo scorso anno, ribattezzata Zen+, ma migliorata da un processo produttivo più raffinato, realizzato da GlobalFoundries a 12 nm, contro i 14 della old gen. Interessante notare come le nuove CPU siano sempre compatibili con il socket AM4, funzioneranno quindi anche schede madri della serie 300, anche se i nuovi modelli serie 400 sembrano l’ideale per sfruttarle al meglio. Una miglior gestione energetica consente infatti overclock più spinti e maggiore stabilità durante l’uso, senza dimenticare un design rinnovato e più al passo coi tempi. Il supporto alle vecchie motherboard è comunque apprezzabile, soprattutto se si pensa che AMD intende sfruttare il socket AM4 fino al 2020, un ciclo di vita decisamente più lungo della media.

L’architettura alla base dei nuovi processori rimane la stessa vista lo scorso anno, ma con alcune migliorie che esulano dal semplice aumento delle frequenze. Precision Boost, XFR, Simultaneous Multithreading  sono tutti nomi che abbiamo imparato a conoscere lo scorso anno, del resto l’architettura Ryzen è stata pensata per durare a lungo da AMD. In arrivo però troviamo un rinnovato Precision Boost, in versione 2.0. Questa tecnologia permette la gestione automatica delle frequenze clock, per spingerle più in alto rispetto a quelle di fabbrica. Un overclock automatico delle frequenze in tempo reale in pratica, che funziona a step di 25 MHz per gestire al meglio ogni singolo core in base a temperatura, alimentazione e carico di lavoro, agendo fino a un massimo di 8 core.

La precedente generazione di Precision Boost poteva funzionare solo su due o su otto core, mentre invece ora la frequenza viene gestita singolarmente su ognuno di essi. Un vantaggio, anche nel gaming, visto che difficilmente vengono sfruttati 8 Core durante il gioco. Si tratta della novità più importante a livello di architettura, se si esclude ovviamente l’avanzamento del processo produttivo, che ha portato benefici alle CPU di AMD in termini di frequenze operative.